Sin dall’alba dei tempi, da quando l’uomo Γ¨ stato capace di rappresentare su qualsiasi tipo di superficie ciΓ² che lo circondava, gli animali sono stati spesso e volentieri i soggetti piΓΉ gettonati di tali raffigurazioni.

Tra tutti gli animali, almeno nella zona europea, sicuramente l’orso Γ¨ quello piΓΉ temuto, aggiudicandosi cosΓ¬ un posto d’onore nelle raffigurazioni parietali di etΓ  paleolitica, basti pensare alla grotta di Chauvet nel sud della Francia, scoperta nel 1994 e divenuta patrimonio dell’UNESCO.

Proprio in questa grotta possiamo ammirare una bellissima raffigurazione di un orso delle caverne, purtroppo oggi estinto.

I mille anni di Medioevo sono molto diversi tra di loro, cosΓ¬ come molto diversi sono gli immaginari e le simbologie, pertanto non possiamo parlare in generale di un immaginario medievale senza incorrere in un difetto storico che farebbe storcere il naso agli storici. Quello che possiamo dire con tranquillitΓ  Γ¨ che il Medioevo Γ¨ sicuramente un arco temporale dove ci si Γ¨ basati principalmente sul significato simbolico della realtΓ  che non su quello descrittivo che potrebbe appartenere agli enciclopedisti del XVIII secolo. Fatta questa doverosa premessa parliamo dell’immaginario dell’orso e della sua simbologia nel Medioevo.

L’orso Γ¨ tra tutti gli animali europei quello con in caratteri antropomorfi piΓΉ simili all’uomo. L’orso Γ¨ un animale villoso e per estensione parente dell’uomo selvaggio o del piΓΉ pio tra gli eremiti, ma al contempo l’orso Γ¨ il re della foresta e il re degli animali: proprio la sua regalitΓ  Γ¨ attestata nel Medioevo nelle grandi monarchie del nord Europa, dove vi sono re e capi che si fregiano di essere β€œ figli d’orso”.

La Chiesa altomedievale non vedeva perΓ² nell’orso un animale virtuoso poichΓ© violento e con una forza prodigiosa: l’orso insomma Γ¨ un primordiale cugino dell’uomo. E’ intuibile allora che con un quadro cosΓ¬ negativo, l’orso non poteva non essere detronizzato dalla sua simbologia regale e infatti la Chiesa, tra l’VIII e il XII secolo, promuove e favorisce un nuovo animale, presente nella cultura scritta sacra: il leone.

Attraverso i Padri della chiesa e i vari autori intellettuali d’etΓ  carolingia, l’orso viene lentamente inserito nel bestiario di Satana, sostenendo che questo assumesse forme ursine per minacciare e tormentare i peccatori. Gli uomini di chiesa denunciano anche i vizi dell’orso: brutalitΓ , cattiveria, oziositΓ , sporcizia.

L’orso diventa allora il peggiore tra i peggiori, venendo addirittura associato a quattro peccati capitali quali l’ira, la pigrizia, la gola e la lussuria.

Con la riscoperta di alcuni manoscritti e della cultura antica, a partire dal XII secolo, molti bestiari, riprendendo passi di Aristotele e Plinio, ci mostrano come l’orsa, leccando a lungo i cuccioli moribondi, possa riportarli in vita, scaldandoli e dando loro vigore.

L’orso subisce una trasformazione mutando da mostro ad animale protettore, modello da imitare, specialmente per le donne.

Questo cambio di visione Γ¨ solo momentaneo perchΓ© l’orso ritorna ad essere demonizzato, ma questa volta si aggiunge anche la possibilitΓ  di addomesticarlo, come fece Sant’Armando costringendone uno a trasportare i suoi bagagli, mentre Sant’Eligio ne obbliga uno ad arare un campo dopo essersi mangiato un bue.

Per concludere, possiamo dire che l’orso passa dall’essere una bestia regale ed ammirata ad incarnare il Diavolo e i vizi per poi essere piegato dalla retta condotta di uomini santi. Con il finire del Medioevo, gli orsi perdono il loro valore come oggetto di dono presso le varie corti, tanto che spesso li ritroviamo relegati nelle piazze e nei circhi, incatenati e con la museruola; unica eccezione perΓ² risiede nell’orso bianco, animale molto prestigioso e dono gradito presso le corti dei re di Danimarca e Norvegia.

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