Materiale molto diffuso, il ferro era assai utile per i cavalli, ma per le spade serviva ben altro: l’acciaio, una lega di ferro e carbonio cui dosaggio dei due elementi era a dir poco importante. Bastava infatti che la quantitΓ di carbonio superasse una certa soglia per trasformare il ferro in ghisa, rendendolo di conseguenza troppo fragile per una spada.
I frammenti di minerale, insieme a del materiale combustibile, venivano immessi all’interno del cosiddetto πππ¨π¨π€ππ€π§π£π€, una sorta di caminetto di materiale refrattario. La fiamma doveva continuamente essere ravvivata tramite strumenti azionati da mano umana. Raffreddato il bassoforno e bruciata una buona quantitΓ di combustibile, il prodotto poteva essere estratto: era la ππ‘πͺπ’π, una massa di metallo solida di apparenza spugnosa e pesante circa un chilogrammo.
Dato che in quello stato era ancora frammista a troppe scorie, doveva essere fusa nuovamente e poi lavorata dal fabbro prima di poter passare finalmente nelle mani dell’armaiolo. La bluma veniva dunque riscaldata e martellata per ore fino a formare una sorta di pacchetto materiale omogeneo. Questi lingotti venivano allora riscaldati, sovrapposti, battuti e ripiegati numerose volte fino a raggiungere il contenuto di carbonio desiderato. Solo a quel punto potevano essere allungati: si formava una barra che veniva lavorata nel laboratorio dell’armaiolo per dare vita alla lama.
Il modello della lama andava progettato con la massima attenzione per rispettare due esigenze di primaria importanza: π’ππ£πππππ«π€π‘ππ―π―π e π₯π€π©ππ£π―π.
Andando in ordine, la π’ππ£πππππ«π€π‘ππ―π―π dipendeva da quanto il baricentro dell’arma fosse vicino all’impugnatura e di conseguenza alla mano di chi doveva brandirla. PiΓΉ il baricentro era spinto in questa direzione, piΓΉ facile sarebbe stato l’utilizzo della spada. Il pomo posto sull’elsa aveva in tal senso la funzione di calibrare con precisione il bilanciamento dell’arma, oltre ad evitare che scivolasse dalle mani.
Per quanto riguarda la π₯π€π©ππ£π―π, tutto dipendeva dall’energia che si poteva imprimere sul punto d’impatto. Γ chiaro che in una spada era la punta la parte che avrebbe acquisito maggiore velocitΓ in un fendente, per questo si convogliava il peso verso di essa per favorire un impatto piΓΉ potente.
Per concludere, la lama veniva affilata con materiali a grana sempre piΓΉ fine, cosΓ¬ da risultare tagliente come un rasoio. Ogni armaiolo aveva il proprio stile, alcuni combattenti potevano avere richieste particolari: sta di fatto che con il tempo si diffuse anche l’abitudine di “firmare” le spade, cosΓ¬ da distinguere le armi con i marchi di migliore qualitΓ (come il famoso “Acciaio di Damasco”) da altri di meno pregevole fattura. A partire dal XII secolo, l’introduzione dei mulini ad acqua ha inoltre permesso di incrementare in maniera esponenziale la produzione di spade, uno dei simboli indiscussi dell’epoca medievale.
Nell’immagine una scena di battaglia dalla Bibbia Maciejowski mostrante spade del XIII secolo.