Roma, 22 novembre 1220. Federico II Γ¨ incoronato Imperatore.

Uno degli ultimi atti di π™π™šπ™™π™šπ™§π™žπ™˜π™€ 𝙄 π™ƒπ™€π™π™šπ™£π™¨π™©π™–π™ͺπ™›π™šπ™£, piΓΉ conosciuto come π™π™šπ™™π™šπ™§π™žπ™˜π™€ π˜½π™–π™§π™—π™–π™§π™€π™¨π™¨π™–, fu organizzare il matrimonio tra suo figlio π™€π™£π™§π™žπ™˜π™€ e colei che sarebbe divenuta l’erede del regno normanno di Sicilia, π˜Ύπ™€π™¨π™©π™–π™£π™―π™– π™™β€™π˜Όπ™‘π™©π™–π™«π™žπ™‘π™‘π™–. Enrico, giΓ  imperatore del Sacro Romano Impero, fu incoronato re di Sicilia nel 1194 a Palermo; il giorno seguente, a Iesi, Costanza partorΓ¬ π™π™šπ™™π™šπ™§π™žπ™˜π™€ 𝙍π™ͺπ™œπ™œπ™šπ™§π™€, passato alla storia come π™π™šπ™™π™šπ™§π™žπ™˜π™€ 𝙄𝙄. Enrico morΓ¬ nel 1197, lasciando un erede di soli tre anni.

Nel 1198 salΓ¬ sul soglio un pontefice giovane, appena trentasettenne: Lotario, della nobile famiglia laziale dei conti di Segni, esperto in diritto canonico. Prese il nome di π™„π™£π™£π™€π™˜π™šπ™£π™―π™€ 𝙄𝙄𝙄 e da subito mise in chiaro che il suo ideale di fondo era la convinzione che il papato rappresentasse sulla terra il potere che aveva il compito di controllare tutti gli altri.

Molti erano i problemi politici che richiedevano soluzione: la riorganizzazione delle terre della Chiesa; un rinnovato rapporto con i Comuni dell’Italia settentrionale e centrale per metterli al sicuro dalle mire della Germania; la soluzione delle questioni aperte nella Germania stessa e nel Meridione d’Italia dalla morte di Enrico VI; l’organizzazione di una nuova crociata.

In poco tempo il papa riuscΓ¬ a risolvere alcune delle questioni piΓΉ urgenti: i territori della Chiesa furono presto ricondotti sotto l’autoritΓ  pontificia; per i Comuni del nord e del centro, Innocenzo incoraggiΓ² la formazione di leghe per assicurare un’eventuale resistenza a nuovi progetti imperiali simili a quelli del Barbarossa. Ma la grossa questione politica del papato era che le sue terre – situate nel centro della penisola – non potevano venire schiacciate da un unico potere che si instaurasse a nord e a sud di esse: questo guidΓ² la sua politica nei problemi di successione alla corona di Sicilia e a quella di Germania.

Per la Sicilia, il papa appoggiΓ² Costanza e l’erede Federico, minacciati dalle aristocrazie normanne. In Germania, invece, dove la corona era elettiva, Innocenzo pensΓ² di puntare sul partito antisvevo, rappresentato da Ottone di Braunschweig, figlio di quell’Enrico il Leone che era stato il principale avversario del Barbarossa.

A lui si contrapponeva Filippo di Svevia, zio di Federico. I principi tedeschi scelsero Ottone, che divenne imperatore con il nome di Ottone IV; l’appoggio papale era stato lusingato con ampie assicurazioni circa la libertΓ  della Chiesa nel territorio imperiale.

Ma nel 1208 Filippo di Svevia fu assassinato: da allora, sentendosi libero da rivali e forte per la sua alleanza con il re d’Inghilterra, Ottone cominciΓ² a venir meno ai suoi impegni con Innocenzo. A quel punto il papa mutΓ² le alleanze, accostandosi al re di Francia Filippo II Augusto e soprattutto a Federico, re di Sicilia, il quale nel 1212 fu incoronato re dei Romani, e nel 1213 garantΓ¬ a sua volta al papa che mai si sarebbe immischiato nelle questioni ecclesiastiche tedesche, rinunciando anzi a controllare le elezioni episcopali in Germania. Gli promise inoltre che non avrebbe mai promosso l’unione tra il regno di Sicilia e l’Impero.

A Bouvines, nel 1214, l’alleanza tra Innocenzo III, Filippo Augusto e Federico sconfisse il fronte nemico. Tuttavia, con Innocenzo ancora saldamente al potere, Federico restΓ² fedele a quanto promesso.

Morto Innocenzo nel 1216, con il successore le cose mutarono. Il nuovo pontefice, π™Šπ™£π™€π™§π™žπ™€ 𝙄𝙄𝙄, aveva un carattere certamente meno saldo del predecessore, e Federico II ne approfittΓ² subito: il 22 novembre del 1220 si fece incoronare imperatore a San Pietro, a Roma, dopo aver indotto la nobiltΓ  tedesca ad attribuire la corona di Germania al figlio Enrico, ma senza abdicare al regno di Sicilia. Era dunque la sola Germania che egli lasciava al figlio, pur mantenendo su di essa, in quanto imperatore, la suprema guida.

Al contrario, non intendeva affatto abbandonare la Sicilia, anche perchΓ© vi era stato allevato e presumibilmente si sentiva per cultura piΓΉ italo-normanno che tedesco; ma, soprattutto, conosceva bene le straordinarie possibilitΓ  economiche del regno e ne valutava appieno la non meno straordinaria posizione geografica.

Conosciuto come Stupor Mundi tra i suoi contemporanei, l’imperatore era dotato di un’inestinguibile curiositΓ  intellettuale: esperto in filodogia, matematica, astrologia, algebra, medicina e scienze naturali, si dice che Federico conoscesse ben nove lingue. La sua ereditΓ  culturale Γ¨ incarnata nell’UniversitΓ  di Napoli, fondata dall’imperatore nel 1224 per disporre di un ceto di funzionari fedeli istruiti all’interno dei confini.

Federico favorì inoltre lo studium medico di Salerno, centro di cultura fondato sulle innovazioni nel campo portate dalla cultura araba.

Nell’immagine la Corona Imperiale del Sacro Romano Impero (Vienna, presso il museo Kaiserliche Schatzkammer).

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