Il 30 novembre 1526 moriva il grande 𝙇π™ͺπ™™π™€π™«π™žπ™˜π™€ π™™π™ž π™‚π™žπ™€π™«π™–π™£π™£π™ž π™™π™š π™ˆπ™šπ™™π™žπ™˜π™ž, l’ultimo cavaliere, un omaggio doveroso ad un grande militare del Rinascimento.

Ludovico di Giovanni de’ Medici – detto anche π™œπ™§π™–π™£ π™™π™žπ™–π™«π™€π™‘π™€ – nacque al tramonto del XV secolo e fin dalla primissima nascita venne segnalato a corte per la sua attitudine al comando.

Di animo focoso e vivace, alla morte della madre π˜Ύπ™–π™©π™šπ™§π™žπ™£π™– π™Žπ™›π™€π™§π™―π™– a soli undici anni, venne affidato al fiorentino π™…π™–π™˜π™€π™₯𝙀 π™Žπ™–π™‘π™«π™–π™©π™ž.

Β« πΉπ‘Žπ‘π‘’π‘£π‘Ž 𝑝𝑖𝑒’ π‘‘π‘Žπ‘›π‘›π‘œ π‘Žπ‘™π‘™π‘– π‘–π‘›π‘–π‘šπ‘–π‘π‘– 𝑙𝑒𝑖 π‘ π‘œπ‘™π‘œ π‘β„Žπ‘’ π‘‘π‘’π‘π‘‘π‘œ π‘™π‘œ 𝑒π‘₯π‘’π‘Ÿπ‘π‘–π‘‘π‘œ. Β»

(Giovanni Salviati)

Durante la sua carriera militare di π™˜π™–π™₯π™žπ™©π™–π™£π™€ π™™π™ž π™«π™šπ™£π™©π™ͺ𝙧𝙖 si dimostrΓ² abile stratega, comandante intelligente, naturalmente votato alla lotta fisica, campione con la spada, fuoriclasse nel menar le mani; ben presto diventΓ² comandante di una truppa d’elite di mercenari assoldati in primis dal Vaticano.

Nel 1521 quando il π™₯𝙖π™₯𝙖 π™‡π™šπ™€π™£π™š 𝙓, zio di Giovanni, morΓ¬ le truppe listarono a lutto le insegne.

Si creΓ² il mito dell’uomo che fu leggenda: π™‚π™žπ™€π™«π™–π™£π™£π™ž π™™π™–π™‘π™‘π™š π˜½π™–π™£π™™π™š π™‰π™šπ™§π™š.

Dai colori bianco e violetto si passΓ² al nero dando a quel piccolo, ma agguerritissimo esercito mercenario un’immagine tenebrosa. Ninja italiani, vestiti di buio, attaccavano nell’oscuritΓ . Durante le battaglie i soldati di Giovanni erano abilissimi nella tecnica dello π™¨π™˜π™žπ™–π™’π™š 𝙙’𝙖π™₯π™ž π™˜π™€π™£π™©π™§π™€ 𝙑’𝙀𝙧𝙨𝙀, ovvero si trattava di colpire con velocitΓ  il nemico in marcia, spesso molto piΓΉ grande in numero, per poi ritirarsi lesti.

Una tecnica di guerriglia che era raffinata perchΓ© si attaccava di giorno e di notte, con rapiditΓ , retrovie, depositi, reggimenti isolati, prima che gli avversari potevano capire cosa diavolo stava arrivandogli contro e dunque organizzarsi in una battaglia campale tradizionale. Api che pungevano un orso, ovunque, e che non potevano essere afferrate.

Gli uomini delle Bande Nere erano quasi tutti italiani, a quel tempo erano i migliori di tutti, soldati di ventura di alto livello militare, truppa senza dubbio d’elite, temuti e leggendari. Chi li voleva assoldare, doveva sapere che costavano molti ducati. Tra loro avventurieri, malavitosi, nobili decaduti, poeti falliti, contadini in cerca di vendetta sociale, disoccupati attirati dal luccichio delle monete d’oro, violenti per nascita, stupratori seriali, antieroi rinascimentali. Erano tenuti assieme da una ferrea disciplina, per chi disertava c’era la forca, per chi tradiva c’erano le picche.

Il 6 Luglio 1526 il capitano generale π™π™§π™–π™£π™˜π™šπ™¨π™˜π™€ π™ˆπ™–π™§π™žπ™– 𝙄 π˜Ώπ™šπ™‘π™‘π™– π™π™€π™«π™šπ™§π™š, di fronte alle soverchianti forze nemiche, abbandonΓ² Milano, ma Giovanni rifiutΓ² di ritirarsi e attaccΓ² a π™‚π™€π™«π™šπ™§π™£π™€π™‘π™€, alla confluenza del Mincio col Po, i π™‡π™–π™£π™―π™žπ™˜π™π™šπ™£π™šπ™˜π™˜π™π™ž, mercenari tedeschi capeggiati dal generale π™‚π™šπ™€π™§π™œ 𝙫𝙀𝙣 𝙁𝙧π™ͺπ™£π™™π™¨π™—π™šπ™§π™œ; leggenda vuole che attaccata alla sella del suo destriero da guerra ci sia un cappio di corda d’oro che mostra beffardo ai suoi uomini: con quel cappio ha intenzione d’impiccare il papa.

I Lanzichenecchi erano fanti mercenari svevi, franconi, bavaresi e tirolesi. Luterani per fede, odiavano con accesa passione i papisti. Per questi soldati di ventura, Roma rappresentava la capitale del regno demoniaco cattolico, la viziosa, avida, lussuriosa metropoli di Lucifero, l’Urbe meretrice. I Lanzichenecchi combattevano a piedi con ardore e decisa violenza.

Archibugi, spadoni a due mani, picche, alabarde, lame large e corte, micidiali nelle mischie ravvicinate, scimitarre, mannaie per affettare uomini, mazze spaccateste, pugnali per ferite che non si rimarginavano piΓΉ, punte affilate, ferri del mestiere, attrezzi paurosi per dolori estremi: erano le armi che usavano con maestria e ferocia quando venivano a contatto con il nemico.

Il 25 novembre di quello stesso anno, il 1526, la retroguardia dei Lanzichenecchi era asserragliata, comandata personalmente dal comandante Von Frundsberg. Il tedesco a cavallo si avvicinΓ² a Giovanni, anche lui sul suo destriero. I due si guardarono negli occhi, si lanciarono saette di sfida con gli sguardi, e si salutarono con un cenno.

Poi, scoppiΓ² il pandemonio. Cariche di cavalleria e contrattacchi di quadrati di fanteria: i Lanzichenecchi appostati lavoravano di archibugio. Intanto, venne dato l’ordine agli artiglieri di sparare con i falconetti.

Ecco la scena tratta dal film IL MESTIERE DELLE ARMI di Ermanno Olmi.

Nonostante i cannoncini seminavano morte tra le Bande Nere, Giovanni spronΓ² gli uomini, decisi a non mollare il campo. Ma una palla di cannone gli maciullΓ² la gamba destra e gli sbriciolΓ² lo stinco. La ferita era gravissima; il chirurgo ebreo π˜Όπ™—π™§π™–π™’π™€ π˜Όπ™§π™žπ™š, medico personale di π™π™šπ™™π™šπ™§π™žπ™˜π™€ 𝙄𝙄 π™™π™ž π™‚π™€π™£π™―π™–π™£π™œπ™–, tentΓ² una drastica amputazione.

Il chirurgo ordinΓ² agli ufficiali che accompagnavano il comandante di tenerlo fermo per l’operazione di mutilazione.

β€œπΆβ„Žπ‘’ π‘Žπ‘™π‘šπ‘’π‘›π‘œ 𝑑𝑖𝑒𝑐𝑖 π‘’π‘œπ‘šπ‘–π‘›π‘– π‘™π‘œ π‘‘π‘’π‘›π‘”π‘Žπ‘›π‘œ π‘“π‘’π‘Ÿπ‘šπ‘œβ€ disse il medico.

β€œπ‘π‘’π‘Žπ‘›π‘π‘œ 𝑣𝑒𝑛𝑑𝑖 π‘šπ‘– π‘‘π‘’π‘Ÿπ‘Ÿπ‘’π‘π‘π‘’π‘Ÿπ‘œ.” parlΓ² sorridendo il condottiero ferito e afferrΓ² il candelabro al lato del letto e se lo portΓ² verso la gamba in putrefazione, a far luce: β€œπ‘‡π‘Žπ‘”π‘™π‘–π‘Žπ‘‘π‘’!”.

La cancrena fu perΓ² inarrestabile e nel giro di pochi giorni portΓ² Giovanni dalle Bande Nere alla morte. Il valoroso condottiero venne sepolto tutto armato nella π˜Ύπ™π™žπ™šπ™¨π™– π™™π™ž π™Žπ™–π™£ π™π™§π™–π™£π™˜π™šπ™¨π™˜π™€ a π™ˆπ™–π™£π™©π™€π™«π™–. Prive del loro capo e del suo carisma, le Bande Nere si sciolsero.

Giovanni si spense, il mito s’accese.

A Roma il papa iniziΓ² a tremare.

Il π™Žπ™–π™˜π™˜π™€ π™™π™ž 𝙍𝙀𝙒𝙖 del 1527 fu un evento traumatico che segnΓ² la fine degli splendori dell’epoca rinascimentale in Italia.

In un periodo povero di genti italiche di comprovato valore militare, Giovanni rappresentΓ² un’eccezione: alla fine del secolo la nostra futura Italia si ritrovΓ² asservita al dominio straniero per ben due secoli.

π™‚π™žπ™€π™«π™–π™£π™£π™ž π™™π™–π™‘π™‘π™š π˜½π™–π™£π™™π™š π™‰π™šπ™§π™š fu certamente un π™’π™šπ™§π™˜π™šπ™£π™–π™§π™žπ™€ irrequieto e senza padroni, ma parallelamente si dimostrΓ² uomo di comprovato valore morale ed etico. Fu uno degli ultimi esempi di valore cavalleresco: Ludovico di Giovanni de’ Medici fu un nobile e poteva avere tutto. Scelse di diventare 𝙨𝙀𝙑𝙙𝙖𝙩𝙀.

Giovanni della Bande Nere morΓ¬ a soli 28 anni il 30 Novembre 1526, un’esistenza intensa, ma breve ed una fama enorme presso i contemporanei che lo considerarono uno dei migliori generali militari di tutto il rinascimento.

Molti pittori lo hanno immortalato, mentre a livello marmoreo Γ¨ presente la statua degli Uffizi che meglio di ogni altra rappresentazione raffigura la quintessenza dello spirito guerriero insito in Ludovico di Giovanni de’ Medici.

Sulla lama della spada si legge:

Β« 𝙉𝙀𝙣 π™’π™ž 𝙨𝙣π™ͺπ™™π™–π™§π™š π™¨π™šπ™£π™―π™– π™§π™–π™œπ™žπ™€π™£π™š.

𝙉𝙀𝙣 π™’π™ž π™žπ™’π™₯π™ͺπ™œπ™£π™–π™§π™š π™¨π™šπ™£π™―π™– π™«π™–π™‘π™€π™§π™š. Β»

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