Le acque gelide di un fiume inghiottirono l’imperatore π™π™šπ™™π™šπ™§π™žπ™˜π™€ 𝙄 detto Barbarossa durante la Terza Crociata, il 10 giugno 1190.

L’imperatore marciava con il suo esercito diretto in Cilicia, lungo un percorso che lo avrebbe portato prima verso il porto di Alessandretta, crocevia dei traffici tra l’Asia e l’Europa e poi ad Antiochia. Spossato dal caldo e dalla polvere, lungo le gole del Tauro, volle fare un bagno ristoratore in un fiume che gli arabi chiamavano Salef e i greci Kalikaddanos.

Sulla riva i comandanti e i soldati assistettero impotenti alla scena, qualcuno si gettΓ² in acqua per raggiungere l’imperatore, ma il fiume aveva giΓ  trascinato lontano il corpo che fu recuperato a valle piΓΉ tardi.

π™π™šπ™™π™šπ™§π™žπ™˜π™€ π˜½π™–π™§π™—π™–π™§π™€π™¨π™¨π™– chiudeva la sua vita lΓ  dove era cominciata la sua avventura di principe, in un’altra lontana Crociata. In centinaia di battaglie e quaranta anni di regno aveva costruito un impero. L’Aquila Sveva volava sull’Europa dalle nebbie del Mar del Nord al sole della Sicilia.

Furono i Lombardi, che gli si opponevano, a soprannominare l’Imperatore π™π™šπ™™π™šπ™§π™žπ™˜π™€ 𝙄 π™ƒπ™€π™π™šπ™£π™¨π™©π™–π™ͺπ™›π™šπ™£ il β€œπ΅π‘Žπ‘Ÿπ‘π‘Žπ‘Ÿπ‘œπ‘ π‘ π‘Žβ€œ, per via della barba fulva. L’intento, perΓ², era spregiativo. Ai piΓΉ colti richiamava alla memoria π™‰π™šπ™§π™€π™£π™š, anche lui dotato di β€œπ‘π‘Žπ‘Ÿπ‘π‘Ž 𝑑𝑖 π‘Ÿπ‘Žπ‘šπ‘’β€ (questo significa il suo appellativo, 𝙀𝙣𝙀𝙗𝙖𝙧𝙗𝙀), per gli altri si ricollegava al diffuso pregiudizio che voleva legati al demonio i possessori di chiome rosse (rare): una caratteristica che permetteva, secondo le credenze popolari, di riconoscere anche le streghe.

Alcune scene tratte sempre dal film π˜½π˜Όπ™π˜½π˜Όπ™π™Šπ™Žπ™Žπ˜Ό diretto da Renzo Martinelli.

Per i cronisti, l’Imperatore, oltre ai capelli fulvi e mossi, aveva occhi celesti e penetranti, mani lunghe e affusolate; non troppo alto, ma snello, era forte e ben proporzionato, con denti bianchi e regolari.

A descriverlo cosΓ¬ sono il tedesco π™π™–π™π™šπ™¬π™žπ™£π™€ e il lodigiano π˜Όπ™˜π™šπ™§π™—π™€ π™ˆπ™€π™§π™šπ™£π™–, che lo conobbero di persona, ma i suoi tratti sono tipici del sovrano germanico tradizionale: il medesimo aspetto viene attribuito anche a π™π™šπ™€π™™π™€π™§π™žπ™˜π™€, re dei Goti, sei secoli prima da π™Žπ™žπ™™π™€π™£π™žπ™€ 𝘼π™₯π™€π™‘π™‘π™žπ™£π™–π™§π™š.

Il figlio dell’Imperatore, π™π™šπ™™π™šπ™§π™žπ™˜π™€ 𝙑𝙄, duca di Svevia, guidΓ² l’armata verso Seleucia, Tarso e poi Antiochia. Alla fine solo 5.000 soldati, stremati dalla fatica, dagli attacchi turchi e dalle diserzioni, arrivarono in Palestina.

Quel viaggio tribolato, scandito dai pianti e dalle preghiere, fu accompagnato anche dal macabro rito della riduzione del cadavere a reliquia. La calura dell’estate turca, nonostante l’aceto cosparso in grande quantitΓ , corrompeva le carni di Federico. Il cadavere venne quindi fatto bollire: il cuore e gli intestini furono interrati a 𝙏𝙖𝙧𝙨𝙀 e la carne nella cattedrale di San Pietro a π˜Όπ™£π™©π™žπ™€π™˜π™π™žπ™–.

I Crociati volevano portare le ossa in Terra Santa per dare al sovrano degna e solenne sepoltura nella basilica del Santo Sepolcro, ma le reliquie non arrivarono mai a π™‚π™šπ™§π™ͺπ™¨π™–π™‘π™šπ™’π™’π™š.

I resti di Federico furono seppelliti nei pressi di π™π™žπ™§π™€, oppure ad π˜Όπ™˜π™§π™ž o chissΓ  dove. Il giovane duca di Svevia, Federico VI, ucciso pochi mesi dopo dalla peste durante lβ€™π˜Όπ™¨π™¨π™šπ™™π™žπ™€ π™™π™ž π™Žπ™–π™£ π™‚π™žπ™€π™«π™–π™£π™£π™ž π™™β€™π˜Όπ™˜π™§π™ž (1191), portΓ² con sΓ© il suo segreto.

Senza una tomba certa, anche la morte di Federico si trasformΓ² in una leggenda. Ingigantita dalla gloria imperitura della sua ultima missione in difesa della fede.

Nacque un mito, che negli anni a venire toccΓ² anche il nipote del Barbarossa, il grande π™π™šπ™™π™šπ™§π™žπ™˜π™€ 𝙄𝙄 di Svevia, l’Imperatore β€œπ‘β„Žπ‘’ 𝑣𝑖𝑣𝑒 𝑒 π‘›π‘œπ‘› 𝑣𝑖𝑣𝑒” e che forse, un giorno, sarebbe potuto tornare.

Tra Medioevo e Rinascimento, la letteratura europea affrontΓ² a lungo il tema del β€œπ‘Ÿπ‘–π‘π‘œπ‘Ÿπ‘‘π‘œ 𝑑𝑒𝑙 π‘Ÿπ‘’β€. Un eroe dormiente, una leggenda del passato che riposa all’interno di una montagna che identifica il suo popolo e che Γ¨ pronto a risvegliarsi, a tornare, insieme ai suoi guerrieri, in tempi di crisi e di paure collettive.

π™π™§π™–π™£π™˜π™€ π˜Ύπ™–π™§π™™π™žπ™£π™ž nel suo β€œπΌπ‘™ π΅π‘Žπ‘Ÿπ‘π‘Žπ‘Ÿπ‘œπ‘ π‘ π‘Ž. π‘‰π‘–π‘‘π‘Ž, π‘‘π‘Ÿπ‘–π‘œπ‘›π‘“π‘– 𝑒 π‘–π‘™π‘™π‘’π‘ π‘–π‘œπ‘›π‘– 𝑑𝑖 πΉπ‘’π‘‘π‘’π‘Ÿπ‘–π‘π‘œ 𝐼 π‘–π‘šπ‘π‘’π‘Ÿπ‘Žπ‘‘π‘œπ‘Ÿπ‘’β€ (Mondadori, 1985), ha scritto: β€œFederico era la nuova Germania in attesa di risvegliarsi. Cristianesimo, medievismo, culto della tradizione: tutto il romanticismo tedesco dalla lotta di liberazione contro l’egemonia napoleonica in poi convergerΓ  su questo mito al quale nel 1815 il poeta Friedrich Ruckert aveva dato voce narrando in una celebre ballata la leggenda del grande imperatore che non Γ¨ mai morto”.

𝙀𝙧 π™žπ™¨π™© π™£π™žπ™šπ™’π™–π™‘π™¨ π™œπ™šπ™¨π™©π™€π™§π™—π™šπ™£.

𝐸𝑔𝑙𝑖 π‘›π‘œπ‘› 𝑒’ π‘šπ‘Žπ‘– π‘šπ‘œπ‘Ÿπ‘‘π‘œ.

π™π™§π™žπ™šπ™™π™§π™žπ™˜π™ 𝙍π™ͺπ™˜π™ π™šπ™§π™© nella ballata “𝐼𝑙 π‘£π‘’π‘π‘β„Žπ‘–π‘œ π΅π‘Žπ‘Ÿπ‘π‘Žπ‘Ÿπ‘œπ‘ π‘ π‘Ž”

Il vecchio Barbarossa,

l’Imperatore Federico,

riposa incantato

nel suo castello sotterraneo.

Non Γ¨ mai morto,

Egli vive ancora;

siede addormentato,

nascosto nel castello.

Ha portato con sΓ©

la Gloria dell’Impero,

e un giorno ritornerΓ ,

quando verrΓ  il tempo.

D’avorio Γ¨ il trono

dove Egli siede:

di marmo il tavolo

dove riposa il suo capo.

La sua barba non Γ¨ di lino,

ma di bagliori di fuoco;

Γ¨ cresciuta sul tavolo

dove poggia la sua testa.

Egli annuisce come in sogno,

il suo occhio ammicca.

E dopo molto tempo

richiama un fanciullo.

Dormendo, parla al giovinetto:

va’ al Castello, gnomo,

e guarda se i corvi girano

ancora attorno alla collina.

E se i vecchi corvi

stanno ancora volando,

allora dovrΓ² ancora dormire

incantato, per cento anni.

Nella foto π™π™šπ™™π™šπ™§π™žπ™˜π™€ 𝙄 π™ƒπ™€π™π™šπ™£π™¨π™©π™–π™ͺπ™›π™šπ™£ detto il Barbarossa interpretato da 𝙍π™ͺπ™©π™œπ™šπ™§ 𝙃𝙖π™ͺπ™šπ™§ nel film π˜½π˜Όπ™π˜½π˜Όπ™π™Šπ™Žπ™Žπ˜Ό [2009]

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