I documenti disponibili non permettono di stabilire se sia stata la π™›π™–π™’π™žπ™œπ™‘π™žπ™– π˜Όπ™‘π™©π™–π™«π™žπ™‘π™‘π™– a dare il nome al piccolo insediamento 𝙃𝙖π™ͺπ™©π™šπ™«π™žπ™‘π™‘π™š-π™‘π™š-𝙂π™ͺπ™žπ™˜π™π™–π™§π™™ che si trova oggi nel cantone di Saint-Sauveur Lendolin, nel dipartimento della Manche o, come Γ¨ piΓΉ probabile, siano stati gli π˜Όπ™‘π™©π™–π™«π™žπ™‘π™‘π™– ad assumere la denominazione del loro casato dal luogo di residenza.

La piΓΉ antica notizia su questa famiglia Γ¨ registrata da π™‚π™€π™›π™›π™§π™šπ™™π™€ π™ˆπ™–π™‘π™–π™©π™šπ™§π™§π™–, il quale, nella sua cronaca redatta a Catania e dedicata ad π˜Όπ™£π™œπ™šπ™§π™žπ™€, abate del monastero benedettino e vescovo della cittΓ , ricostruiva, per incarico del conte 𝙍π™ͺπ™œπ™œπ™šπ™§π™€ 𝙄, la conquista normanna della Sicilia.

La cronaca inizia con un riassunto dell’insediamento di π™π™€π™‘π™‘π™€π™£π™š in Normandia e prosegue con alcune notizie sugli Altavilla.

Il primo degli Altavilla di cui si conosce il nome Γ¨ π™π˜Όπ™‰π˜Ύπ™π™€π˜Ώπ™„, signore appunto di Hauteville-le-Guichard, piccolo feudo di dieci cavalieri; la sua prima moglie si chiamava π™ˆπ™π™π™„π™€π™‡π™‡π˜Ό, dalla quale aveva avuto una prole numerosa con cinque figli maschi:

π™Žπ™€π™π™‡π™Šπ™‰π™€ (in quanto primogenito rimase in Normandia e divenne πΆπ‘œπ‘›π‘‘π‘’ 𝑑𝑖 π»π‘Žπ‘’π‘‘π‘’π‘£π‘–π‘™π‘™π‘’, morΓ¬ dopo il 1041);

π™‚π™π™‚π™‡π™„π™€π™‡π™ˆπ™Š, detto poi π˜½π™§π™–π™˜π™˜π™žπ™€ π™™π™ž π™π™šπ™§π™§π™€ (divenne primo πΆπ‘œπ‘›π‘‘π‘’ 𝑑𝑖 π‘ƒπ‘’π‘”π‘™π‘–π‘Ž, morΓ¬ nel 1046);

π˜Ώπ™π™Šπ™‚π™Šπ™‰π™€ (divenne secondo πΆπ‘œπ‘›π‘‘π‘’ 𝑑𝑖 π‘ƒπ‘’π‘”π‘™π‘–π‘Ž e morΓ¬ nel 1051);

π™π™ˆπ™π™π™€π˜Ώπ™Š (divenne terzo πΆπ‘œπ‘›π‘‘π‘’ 𝑑𝑖 π‘ƒπ‘’π‘”π‘™π‘–π‘Ž e morΓ¬ nel 1057);

π™‚π™Šπ™π™π™π™€π˜Ώπ™Š (divenne πΆπ‘œπ‘›π‘‘π‘’ 𝑑𝑖 πΊπ‘Žπ‘Ÿπ‘”π‘Žπ‘›π‘œ e morΓ¬ nel 1071);

Sposatosi una seconda volta con una normanna di nome π™π™π™€π˜Ώπ™€π™Žπ™€π™‰π˜Ώπ˜Ό, Tancredi ebbe una prole numerosa con altri sei figli maschi:

π™π™Šπ˜½π™€π™π™π™Š, detto poi 𝙂π™ͺπ™žπ™¨π™˜π™–π™§π™™π™€ (divenne πΆπ‘œπ‘›π‘‘π‘’, poi π·π‘’π‘π‘Ž 𝑑𝑖 π‘ƒπ‘’π‘”π‘™π‘–π‘Ž, 𝑑𝑖 πΆπ‘Žπ‘™π‘Žπ‘π‘Ÿπ‘–π‘Ž 𝑒 𝑑𝑖 π‘†π‘–π‘π‘–π‘™π‘–π‘Ž e morΓ¬ nel 1085);

π™ˆπ˜Όπ™‡π™‚π™€π™π™„π™Š (morΓ¬ nel 1064);

π™‚π™π™‚π™‡π™„π™€π™‡π™ˆπ™Š (divenne πΆπ‘œπ‘›π‘‘π‘’ di varie terre nel Principato di Salerno e morΓ¬ nel 1080);

π˜Όπ™‡π™π™π™€π˜Ώπ™Š,

π™π˜Όπ™‰π˜Ύπ™π™€π˜Ώπ™„ (venne in Italia e scomparve);

π™π™ˆπ˜½π™€π™π™π™Š,

π™π™π™‚π™‚π™€π™π™Š, detto il 𝙂𝙧𝙖𝙣 π˜Ύπ™€π™£π™©π™š (divenne πΆπ‘œπ‘›π‘‘π‘’ 𝑑𝑖 π‘†π‘–π‘π‘–π‘™π‘–π‘Ž 𝑒 πΆπ‘Žπ‘™π‘Žπ‘π‘Ÿπ‘–π‘Ž e morΓ¬ nel 1101).

Del capostipite Tancredi π™‚π™€π™›π™›π™§π™šπ™™π™€ π™ˆπ™–π™‘π™–π™©π™šπ™§π™§π™– ricostruisce il profilo e offre l’immagine di un cavaliere in cui convergevano le capacitΓ  operative del condottiero, gli slanci emotivi del guerriero, l’afflato religioso, il radicato senso di virtΓΉ familiare.

Delle vicende degli Altavilla in Normandia non si conosce altro, anche perché il modesto patrimonio di cui disponevano non lasciava certo spazi operativi degni di rilievo. È del resto significativo che solo quelli che abbandonarono il luogo di residenza raggiunsero, chi più chi meno, risonanza storica. Nessun riferimento documentario sulla data delle prime emigrazioni.

Il viaggio verso il Sud Italia Γ¨ da considerarsi senz’altro un fenomeno migratorio causato dall’aumento di densitΓ  demografica in Normandia e dalle modeste condizioni economiche di una famiglia di piccola nobiltΓ  le cui esigue rendite erano insufficienti a garantire il decoro e il rango dei numerosi figli, ma anche causato dal diffuso desiderio di avventura dei cavalieri in quegli anni attorno al Mille.

Proprio in Puglia, dove l’insofferenza verso i π™—π™žπ™―π™–π™£π™©π™žπ™£π™ž diveniva sempre piΓΉ generale, e dove gruppi di normanni si erano giΓ  inseriti nella dinamica delle lotte intestine, giungeva 𝙂π™ͺπ™œπ™‘π™žπ™šπ™’π™€ 𝙙’π˜Όπ™‘π™©π™–π™«π™žπ™‘π™‘π™– detto π˜½π™§π™–π™˜π™˜π™žπ™€ π™™π™ž π™π™šπ™§π™§π™€ seguito subito dai fratelli π˜Ώπ™§π™€π™œπ™€π™£π™š e π™π™’π™›π™§π™šπ™™π™€. La data dell’arrivo non Γ¨ certa, ma Γ¨ probabile coincidesse con la presenza di π™π™–π™žπ™£π™ͺ𝙑𝙛𝙀 π˜Ώπ™§π™šπ™£π™œπ™€π™©, da poco nominato signore di Aversa, che intendeva incrementare il processo migratorio di altri normanni.

I π™’π™šπ™§π™˜π™šπ™£π™–π™§π™ž π™£π™€π™§π™’π™–π™£π™£π™ž si dimostrarono combattenti spietati grazie alla loro organizzazione e alla litigiositΓ  dei propri avversari: a tal proposito sembra esplicito quel passo del πΆβ„Žπ‘Ÿπ‘œπ‘›π‘–π‘π‘œπ‘› πΆπ‘Žπ‘ π‘Žπ‘’π‘Ÿπ‘–π‘’π‘›π‘ π‘’ in cui Γ¨ posto in evidenza che i normanni erano divenuti potenti non per il numero e le virtΓΉ loro, ma per le colpe e le discordie degli altri.

Ben presto le loro azioni violente ed espansionistiche allarmarono, oltre i Longobardi e i Bizantini, anche il Papato e l’imperatore del Sacro Romano Impero; nel 1053 l’𝙄𝙒π™₯π™šπ™§π™–π™©π™€π™§π™š subΓ¬ una cocente sconfitta a π˜Ύπ™žπ™«π™žπ™©π™–π™©π™š: il 𝙋𝙖π™₯𝙖 stesso fu fatto prigioniero e fu costretto a dichiarare gli Altavilla suoi vassalli e a nominarli Duchi di Puglia e Calabria in contrapposizione ai Bizantini.

Fu in questo momento che iniziΓ² a brillare π™π™€π™—π™šπ™§π™©π™€ 𝙙’π˜Όπ™‘π™©π™–π™«π™žπ™‘π™‘π™– detto π™žπ™‘ 𝙂π™ͺπ™žπ™¨π™˜π™–π™§π™™π™€, fratellastro minore di 𝙂π™ͺπ™œπ™‘π™žπ™šπ™’π™€ 𝙙’π˜Όπ™‘π™©π™–π™«π™žπ™‘π™‘π™– detto π˜½π™§π™–π™˜π™˜π™žπ™€ π™™π™ž π™π™šπ™§π™§π™€, dotato secondo i contemporanei di grande potenza fisica e rara scaltrezza (“π‘π‘’π‘Ÿπ‘β„Žπ‘’’ π‘’π‘Ÿπ‘Ž 𝑝𝑖𝑒’ π‘ π‘œπ‘‘π‘‘π‘–π‘™π‘’ 𝑑𝑖 πΆπ‘–π‘π‘’π‘Ÿπ‘œπ‘›π‘’ 𝑒 𝑝𝑖𝑒’ π‘Žπ‘π‘π‘œπ‘Ÿπ‘‘π‘œ 𝑑𝑖 π‘ˆπ‘™π‘–π‘ π‘ π‘’” spiega Guglielmo di Puglia).

“πΈπ‘Ÿπ‘Ž” riferisce Anna Comnena “π‘”π‘Ÿπ‘Žπ‘›π‘‘π‘’ 𝑑𝑖 π‘π‘œπ‘Ÿπ‘π‘œπ‘Ÿπ‘Žπ‘‘π‘’π‘Ÿπ‘Ž 𝑠𝑖’ π‘‘π‘Ž π‘ π‘’π‘π‘’π‘Ÿπ‘Žπ‘Ÿπ‘’ 𝑔𝑙𝑖 π‘Žπ‘™π‘‘π‘Ÿπ‘–; π‘Ÿπ‘’π‘π‘–π‘π‘œπ‘›π‘‘π‘œ, π‘π‘–π‘œπ‘›π‘‘π‘œ, π‘ π‘π‘Žπ‘™π‘™π‘’ π‘™π‘Žπ‘Ÿπ‘”β„Žπ‘’, π‘œπ‘π‘β„Žπ‘– π‘π‘’π‘Ÿπ‘’π‘™π‘’π‘–, π‘Žπ‘”π‘–π‘™π‘’ 𝑛𝑒𝑖 π‘šπ‘œπ‘£π‘–π‘šπ‘’π‘›π‘‘π‘–, π‘π‘’π‘™π‘™π‘œ π‘‘π‘Žπ‘™ π‘π‘Žπ‘π‘œ π‘Žπ‘– 𝑝𝑖𝑒𝑑𝑖”.

Giunto in Italia con soli cinque cavalli e trenta fanti e in una data probabilmente da collocare fra il 1046 e il 1047 β€’ quando i fratelli e gli altri cavalieri normanni si erano giΓ  in qualche modo sistemati e non dimostravano simpatia per il nuovo arrivato β€’ era costretto a vivere da ladrone.

π™‚π™€π™›π™›π™§π™šπ™™π™€ π™ˆπ™–π™‘π™–π™©π™šπ™§π™§π™– racconta con ricchezza di particolari le sue razzie in Calabria e π˜Όπ™’π™–π™©π™€ π™™π™ž π™ˆπ™€π™£π™©π™šπ™˜π™–π™¨π™¨π™žπ™£π™€ riferisce che, privo di denaro e di alimenti, e costretto “π‘Ž π‘π‘’π‘Ÿπ‘’ π‘ π‘œπ‘™π‘œ π‘Žπ‘π‘žπ‘’π‘Ž 𝑑𝑖 π‘“π‘œπ‘›π‘‘π‘’”, viveva rubando buoi, giumente, maiali e pecore e sequestrando persone facoltose che liberava dietro consistente riscatto. Azioni che rientravano certo in un codice morale che consisteva, precisa π™ˆπ™–π™‘π™–π™©π™šπ™§π™§π™–, nel cercare π‘™π‘’π‘π‘Ÿπ‘œ π‘šπ‘–π‘™π‘–π‘‘π‘Žπ‘Ÿπ‘–π‘‘π‘’π‘Ÿ, che vuole dire appunto “facendo cavalleria”, ma che π˜Όπ™’π™–π™©π™€ π™™π™ž π™ˆπ™€π™£π™©π™šπ™˜π™–π™¨π™¨π™žπ™£π™€, ben noto per la sua concettuale adesione anche alle imprese normanne piΓΉ spregiudicate e piΓΉ raccapriccianti, sente il bisogno di sottolineare, se non proprio di giustificare.

Il 𝙂π™ͺπ™žπ™¨π™˜π™–π™§π™™π™€ in una ventina d’anni di accanite campagne militari conquistΓ² tutte le aree della Puglia e della Calabria, penetrΓ² in Sicilia e sbarcΓ² pure in territorio bizantino.

Morto Roberto nel 1085, il testimone passΓ² al fratello 𝙍π™ͺπ™œπ™œπ™šπ™§π™€ 𝙙’π˜Όπ™‘π™©π™–π™«π™žπ™‘π™‘π™– e a lui toccΓ² il compito di completare la conquista della Sicilia liberandola dagli Arabi: Roberto divenne il π˜Ύπ™€π™£π™©π™š π™™π™ž π™Žπ™žπ™˜π™žπ™‘π™žπ™–.

Tutto il Meridione era in mano alla famiglia degli Altavilla anche se l’unione politica era ancora lontana da venire. Non fu facile per 𝙍π™ͺπ™œπ™œπ™šπ™§π™€ 𝙄𝙄, figlio del conte Ruggero, unificare nel suo nome tutto il Sud Italia.

Ci riuscΓ¬ soltanto nel 1130 con il benestare del Papa che lo nominΓ² π™π™š π™™π™ž π™Žπ™žπ™˜π™žπ™‘π™žπ™–, 𝙋π™ͺπ™œπ™‘π™žπ™– π™š π˜Ύπ™–π™‘π™–π™—π™§π™žπ™– avendo concentrato sulla sua persona tutti i titoli dei parenti.

𝙍π™ͺπ™œπ™œπ™šπ™§π™€ 𝙄𝙄 dovette difendere la sua corona con tutte le sue forze dalle rivendicazioni dei feudatari normanni e dalle ostilitΓ  dei papi che si succedettero, dell’imperatore del Sacro Romano Impero e dei regnanti delle altre potenze del Mediterraneo, tutti timorosi dell’ascesa prepotente dei Normanni.

Solo a partire dal 1140 𝙍π™ͺπ™œπ™œπ™šπ™§π™€ 𝙄𝙄 riuscΓ¬ a costruire con Palermo capitale un potere riconosciuto, basato su una gerarchia feudale e su una corte multietnica e aperta alle varie influenze culturali.

𝙍π™ͺπ™œπ™œπ™šπ™§π™€ 𝙄𝙄 oggi Γ¨ sepolto nella cattedrale di Palermo di fianco al nipote π™π™šπ™™π™šπ™§π™žπ™˜π™€ 𝙄𝙄.

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