Il mito di π˜½π™–π™—π™—π™€ π™‰π™–π™©π™–π™‘π™š nasce dalla π™‡π™šπ™œπ™œπ™šπ™£π™™π™– π™™π™ž π™Žπ™–π™£ π™‰π™žπ™˜π™€π™‘π™–, vissuto nel IV secolo, che si festeggia tradizionalmente il 6 dicembre.

π™Žπ™–π™£ π™‰π™žπ™˜π™€π™‘π™– era conosciuto nella fantasia popolare come “portatore di doni”, grazie a numerose leggende che si erano diffuse su di lui fin dagli anni che seguirono la sua morte.

Tali leggende si sono poi successivamente radicate nel folklore popolare e sono riportate anche da Dante:

πΈπ‘ π‘ π‘œ π‘π‘Žπ‘Ÿπ‘™π‘Žπ‘£π‘Ž π‘Žπ‘›π‘π‘œπ‘Ÿ 𝑑𝑒 π‘™π‘Ž π‘™π‘Žπ‘Ÿπ‘”β„Žπ‘’π‘§π‘§π‘Ž

π‘β„Žπ‘’ 𝑓𝑒𝑐𝑒 π‘π‘–π‘π‘π‘œπ‘™π‘œ’ π‘Ž 𝑙𝑒 𝑝𝑒𝑙𝑐𝑒𝑙𝑙𝑒,

π‘π‘’π‘Ÿ π‘π‘œπ‘›π‘‘π‘’π‘Ÿπ‘Ÿπ‘’ π‘Žπ‘‘ π‘œπ‘›π‘œπ‘Ÿ π‘™π‘œπ‘Ÿ π‘”π‘–π‘œπ‘£π‘–π‘›π‘’π‘§π‘§π‘Ž. .

Dante Alighieri

𝙇𝙖 π˜Ώπ™žπ™«π™žπ™£π™– π˜Ύπ™€π™’π™’π™šπ™™π™žπ™– – 𝙋π™ͺπ™§π™œπ™–π™©π™€π™§π™žπ™€

πΆπ‘Žπ‘›π‘‘π‘œ 𝑋𝑋, vv. 31-33.

Una tra le piΓΉ famose leggende, particolarmente diffusa nell’XI-XII secolo, Γ¨ quella delle tre giovani poverissime destinate alla prostituzione, dal momento che il padre, caduto in miseria, non poteva dare loro la dote per farle sposare. L’uomo pregΓ² Nicola che decise di aiutarlo lanciando per tre notti consecutive, attraverso una finestra sempre aperta della casa, i tre sacchi di monete che avrebbero costituito la dote delle ragazze.

Successivamente l’iconografia ha trasformato i tre sacchi di monete in tre palle d’oro che il santo reca in mano come si puΓ² vedere dall’immagine.

La prima e la seconda notte le cose andarono come stabilito, mentre la terza notte San Nicola trovΓ² la finestra inspiegabilmente chiusa. Deciso a mantenere comunque fede al suo proposito, il vecchio dalla lunga barba bianca si arrampicΓ² cosΓ¬ sui tetti e gettΓ² il sacchetto di monete attraverso il camino, dov’erano appese le calze ad asciugare, facendo la felicitΓ  del nobiluomo e delle sue tre figlie.

In altre versioni posteriori, forse modificate per poter essere raccontate ai bambini a scopo educativo, Nicola regalava cibo alle famiglie piΓΉ povere calandoglielo attraverso i camini o lasciandolo sui davanzali delle finestre. La notte della consegna dei doni diventΓ² quella del 6 dicembre (S. Nicola, appunto) e poi quella di Natale.

Il suo rapporto speciale con i bambini nasce anche da una truce storia medioevale degna delle fiabe dei fratelli Grimm: una notte tre ragazzi chiedono ospitalitΓ  in una locanda; l’oste e sua moglie li accolgono volentieri perchΓ© hanno finito la carne in dispensa, poi li fanno a pezzi con l’accetta e li mettono in salamoia. Finito il massacro, san Nicola bussa alla porta e chiede un piatto di carne. Al rifiuto dell’oste si fa portare in dispensa, dove estrae dalla salamoia i tre giovani, vivi e vegeti.

E proprio nel Medioevo si diffuse in Europa l’usanza di commemorare questo episodio con lo scambio di doni nel giorno del Santo (6 dicembre). L’usanza Γ¨ ancora in auge nei Paesi Bassi, in Germania, in Austria e in Italia (nei porti dell’Adriatico, a Trieste e nell’Alto Adige); la notte del 5 dicembre in groppa al suo cavallino il Santo fa visita ai bambini: quelli cattivi se la devono vedere con il suo peloso e demoniaco servitore, mentre il pio uomo lascia doni, dolciumi e frutta nelle scarpe dei piΓΉ meritevoli.

Non Γ¨ un caso raro che nel corso dei secoli le storie tramandate prendano sfumature diverse, ogni popolo le ha rielaborate secondo la loro cultura o sensibilitΓ , Γ¨ normale che siano stati cambiati nomi, luoghi, personaggi. Basta che tra due lingue si interpreti diversamente una parola che una storia puΓ² cambiare completamente significato.

Nel borgo marchigiano di Sirolo ogni 9 maggio viene celebrato il Palio di San Nicola, patrono del paese; qui si organizza la Disfida della Canaja, ovvero la disfida che vede fanciulli dagli 11 ai 13 anni, competere in una gara per “ricomporre” i pupazzi dei fanciulli che la leggenda vede uccisi e fatti a pezzi da un oste. La Disfida si fonda sulla leggenda, ovvero quella dei “Tre bambini e dell’Oste”, narra del Santo che recatosi a concilio di Nicea, fermandosi ad un’osteria, gli fu servito una pietanza che invece essere a base di pesce era di carne umana. Il Santo, divinamente ispirato, chiese all’oste di esaminare come veniva conservato il pesce e l’oste gli mostrΓ² due botticelle contenenti della carne salata. Nicola, fermandosi in preghiera, compΓ¬ il miracolo di ricomporre e riportare alla vita tre bambini che l’oste aveva ucciso in precedenza e che, negandone l’evidenza, voleva spacciare per carne di pesce ai suoi clienti. L’oste, visto il miracolo, fu spinto alla conversione.

Qui ci sono due versioni sulla leggenda dei “Tre bambini e dell’Oste”:

https://www.basilicasannicola.it/sez/1/38/49/i-tre-bambini-risuscitati?fbclid=IwAR2H7Z9Lc26OKXbb1iqFqs0gAYisMuzbAuL8YpHEeglpYVZsJ5i3N-QY0O0

Qui invece i tre β€œinnocenti” sono salvati dalla decapitazione:

http://www.santiebeati.it/dettaglio/30300

Nei Paesi protestanti san Nicola perse l’aspetto del vescovo cattolico ma mantenne il ruolo benefico col nome di Samiklaus, Sinterclaus o Santa Claus. I festeggiamenti si spostarono alla festa vicina piΓΉ importante, cioΓ¨ il Natale.

L’omone con la barba bianca e il sacco pieno di regali, invece, nacque in America dalla penna di Clement C. Moore, che nel 1822 scrisse una poesia in cui lo descriveva come ormai tutti lo conosciamo. Questo nuovo Santa Claus ebbe successo e dagli anni Cinquanta conquistΓ² anche l’Europa diventando, in Italia, Babbo Natale.

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